Di Viviana Pizzi
Era da poco arrivata la notizia del femminicidio avvenuto a Frosinone di cui i protagonisti sono due giovani di Cerro a Volturno.
Ma la necessità di sbattere il mostro in prima pagina questa volta ha superato quel pizzico di sano giornalismo nel quale le notizie si verificano tutte prima di essere pubblicate. Ed è così che un omonimo dell' accusato Pietro Ialongo è finito per sbaglio sulle pagine del Corriere della Sera.

Noi ci sentiamo di aggiungere di fretta e di voglia di accontentare il volgo dei social che vuole subito la faccia dell'assassino da odiare.
In un comune come Cerro a Volturno un fatto del genere non si è mai verificato e la comunità è ovviamente sotto choc in attesa di saperne di più da Frosinone. Ma no, non è ammissibile per la fretta pubblicare la foto dell'uomo sbagliato. Non è buon giornalismo e non aggiunge nulla a una narrazione che deve essere la più possibile attinente ai fatti e soprattutto non colpevolizzando le persone sbagliate.
Nella narrazione tossica del femminicidio si legge pure: lei aveva un'altra relazione e lui potrebbe aver agito per gelosia. Nulla di più errato usare questa terminologia che tende a spostare sulla vittima la responsabilità di quanto accaduto.
Sapremo nei prossimi giorni, quando sarà possibile interrogare il sospettato, cosa possa averlo spinto a compiere questo tragico femminicidio.