Stellantis. PCI, PCL, PMLI, PC pronti alla mobilitazione: «La “transizione” una scusa per distruggere il futuro dello stabilimento» - Molise Web giornale online molisano
Venerdì - 03 Maggio 2024

Stellantis. PCI, PCL, PMLI, PC pronti alla mobilitazione: «La “transizione” una scusa per distruggere il futuro dello stabilimento»

PCI, PCL, PMLI, PC:  "Nel polo termolese l’occupazione è sempre più a rischio, chiaro l’obiettivo di disimpegnarsi da parte dell’azienda"

Da Melfi a Cassino a Pomigliano, continua a essere sempre più nero il futuro delle lavoratrici e dei lavoratori Stellantis. A livello nazionale, difatti, come denunciato già da Fiom, USB e altre sigle sindacali, la strategia dell’ex Fiat è chiara: con la scusa di far fronte alla transizione verso il “green”, si continua imperterriti sulla via dei licenziamenti ed “uscite incentivate”. 

La nota dei partiti politici PCI, PCL, PMLI, PC: «Anche a Termoli, ovviamente, la musica non cambia! Nonostante i pesanti ridimensionamenti patiti in passato, la situazione si sta facendo ancor più preoccupante. Ricapitoliamo la vicenda. E’ oramai un anno che sono aperte ben due trattative fra governo, azienda e sindacati. Appena il 14 marzo, in particolare, al tavolo ministeriale sull’ACC, non si è concluso nulla, anzi, sono emerse tutte le distanze fra le parti, specie per la ricollocazione del personale nella nuova Gigafactory. Più nel dettaglio, come ci ha dichiarato Stefania Fantauzzi, operaia e delegata USB, “in un anno di trattative, si era parlato di assumere, entro il 2030, circa 2000 dipendenti in tre blocchi, con i primi 600 dal 2026. Solo chiacchiere, a oggi, non solo non c’è niente di certo su questo primo, ipotetico, blocco di assunzioni ma, peggio, è emerso sempre più chiaro il rischio di perdere ulteriori addetti. Dal 2028, difatti, saranno dismesse tutte le linee che hanno dato impiego a generazioni di operai. Che ne sarà di noi?”. I lavoratori hanno di che temere: “da anni si registra il solito leit-motiv: tante chiacchiere ma poi, nei fatti, arrivano i soldi dalle istituzioni, viene fatto un po’ di assistenzialismo e, una volta terminati gli anni cui i finanziamenti erano vincolati, personale a casa o in cassa integrazione con macchinari e linee produttive spostate in Polonia o altrove”. Ci permettiamo di aggiungere che dai recenti incontri romani, è emersa, si, la possibilità di riassorbire alcune centinaia di maestranze ma, come fa comodo ai padroni, con nuove tipologie di contratto “snelle”, meno vincolanti: in pratica, riassumere personale a nuove condizioni flessibili, cioè meno garanzie e tutele rispetto a prima e rischio concreto di essere licenziati al primo capriccio del mercato! Una presa per i fondelli bella e buona!

Morale: si monetizza sulla pelle dei lavoratori, per non dire poi del fatto che da anni Stellantis punti sempre meno sulla produzione automobilistica dirottando ingenti somme (spesso derivanti dal pubblico) su settori quali spazio, armi o stampa, per finalità facilmente intuibili! Ma questo è altro discorso! Le note dolenti non terminano qui! L’avvento della gigafactory sulla costa presenta rischi di natura ambientale da non sottovalutare. Denuncia ancora la sindacalista: “il nuovo progetto industriale richiede ampissimi spazi e risorse idriche. Ora, in un territorio a forte rischio alluvione come l’area del termolese, capiamo bene che rischi corriamo? Se su questi aspetti non ci sarà un forte controllo gestionale, abbiamo idea di cosa si rischia?”.

Per chiudere, in questo triste scenario non va scordato l’indotto! E’ di una decina di giorni fa la notizia del licenziamento di 11 addetti di Albasan, la ditta che si occupa di diversi servizi interni al plesso termolese, dopo che già negli ultimi mesi sono stati costretti a lasciare il lavoro “su base volontaria” un’altra decina di addetti!

Considerato che la giunta regionale esprime gli interessi dei padroni, lanciamo un appello alle lavoratrici e ai lavoratori, a cui esprimiamo tutta la nostra vicinanza, a contare sulla propria forza e sulla propria indipendenza di classe per organizzare una risposta adeguata all’offensiva padronale» concludono Fiom, USB e altre sigle sindacali.

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