Accadde Oggi 10 giugno #almanacco - Molise Web giornale online molisano
Sabato - 03 Giugno 2023

Accadde Oggi 10 giugno #almanacco

Oggi 10 giugno la Chiesa festeggia Sant’Asterio di Petra, vescovo

1692 – Processo alle streghe di Salem: Bridget Bishop viene impiccata come strega.
1886 – L’eruzione del Monte Tarawera in Nuova Zelanda, uccide 153 persone e distrugge le famose Pink and White Terraces.
1898 – Guerra Ispano-Americana: i Marines statunitensi sbarcano a Cuba.
1914 – Viene fondato il Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI).
1918 – Luigi Rizzo, della Regia Marina Italiana, compie l’Impresa di Premuda, nella quale viene affondata la corazzata SMS Szent István (Santo Stefano) della Imperial-Regia Marina militare austro-ungarica (Kaiserliche und Königliche Kriegsmarine).
1924 – Delitto Matteotti: Giacomo Matteotti viene rapito e in seguito assassinato da alcuni sicari fascisti.
1934 – La Nazionale italiana di calcio batte la Cecoslovacchia per 2-1 e conquista il suo primo titolo mondiale
1940 – Seconda guerra mondiale:L’Italia dichiara guerra a Francia e Regno Unito, il Canada dichiara guerra all’Italia
1942 – Seconda guerra mondiale: come rappresaglia per l’uccisione di Reinhard Heydrich, i nazisti massacrano 192 uomini e distruggono il villaggio di Lidice; donne e bambini verranno deportati verso i campi di concentramento
1947 – La Saab produce la sua prima automobile.
1967 – Fine della Guerra dei Sei Giorni.
1977 – James Earl Ray riesce ad evadere.
1987 – Strage di Ustica: Iniziano le operazioni di recupero del relitto del DC-9 esploso nei cieli di Ustica il 27 giugno 1980 a cura della ditta francese IFREMER.
1999 – Termina il bombardamento della Serbia, dopo che lo Stato Maggiore serbo firma con la NATO l’accordo di Kumanovo sul ritiro dal Kosovo.
2003 – Il lancio della navicella Spirit ad opera della NASA segna l’inizio del Mars Exploration Rover.

Italia – Festa della Marina Militare, in ricorrenza della Impresa di Premudasindaco 

Nati

Carlo Ancelotti (1959)
Filippo di Edimburgo (1921)
Elio Fiorucci (1935)
Elizabeth Hurley (1965)

Nadia Toffa (1979)

Morti

Alessandro Magno (323 a.C.)
Andrè Marie Ampère (1836)
Federico Barbarossa (1190)
Ray Charles (2004)
Antoni Gaudi (1926)
Giacomo Matteotti (1924)
Spencer Tracy (1967)

Tante le storie, tanti i ricordi, tante le ricorrenze in un giorno che vede nascere con il suo primo viaggio, la tratta ferroviaria Pescolanciano Agnone ma che vide la morte dell’onorevole Giacomo Matteotti a cui dedichiamo insieme questa pagina. Nato a Fratta Polesine, presso Rovigo, nel 1885, Matteotti già nel 1907, dopo una laurea in giurisprudenza a Bologna, entra in contatto con diversi movimenti socialisti. Nella Grande Guerra non viene arruolato, è però attivo contro il conflitto, tanto da essere mandato al confino nei monti presso Messina. Nel 1919 viene eletto deputato con i socialisti, dove viene riconfermato nel 1921 e nel 1924. In Parlamento non perde occasione per denunciare le attività illegali dei fascisti, al potere dal 1922 in seguito alla marcia su Roma, e la repressione violenta del dissenso. A oltre novant’anni di distanza, è visto ancora oggi come uno dei massimi esempi dell’antifascismo italiano. Durante la resistenza, i partigiani di orientamento socialista presero, per questa ragione, il nome di “Brigate Matteotti”.


 

L’Onorevole Matteotti il 30 maggio 1924, deputato socialista, in Parlamento chiede di parlare :

  • Ha chiesto di parlare l’onorevole Matteotti. Ne ha facoltà”-

“… Ora, contro la loro convalida noi presentiamo questa pura e semplice eccezione: cioè, che la lista di maggioranza governativa, la quale nominalmente ha ottenuto una votazione di quattro milioni e tanti voti… (Interruzioni)” “… cotesta lista non li ha ottenuti, di fatto e liberamente, ed è dubitabile quindi se essa abbia ottenuto quel tanto di percentuale che è necessario (Interruzioni. Proteste) per conquistare, anche secondo la vostra legge, i due terzi dei posti che le sono stati attribuiti! E quindi contestiamo in questo luogo e in tronco la validità della elezione della maggioranza (Rumori vivissimi)… L’elezione, secondo noi, è essenzialmente non valida, e aggiungiamo che non è valida in tutte le circoscrizioni…”.

Così firmo la sua condanna a morte . “Tempesta”, come viene chiamato dai compagni di partito per il carattere battagliero, ne è consapevole perché finito di parlare, dopo aver denunciato pubblicamente l’uso sistematico della violenza a scopo intimidatorio usata dai fascisti per vincere le elezioni e contestato la validità del voto, dice ai colleghi:

 

«Io, il mio discorso l’ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me»

Pochi giorni dopo, il 10 giugno, viene rapito a Roma.  Una squadra di cinque fascisti guidata da Amerigo Dumini lo preleva con la forza e lo carica in macchina . Viene picchiato e accoltellato fino alla morte, per poi essere seppellito nel bosco della Quartarella, a 25 chilometri dalla Capitale. L’auto, una Lancia Lambda, viene fornita dal direttore del «Corriere Italiano» Filippo Filippelli.

L’assenza in Parlamento e ripetuta da giorni non viene immediatamente notata, ma già il giorno dopo, l’11 giugno, la notizia della scomparsa appare sui giornali. Più tardi Mussolini sostenne di aver appreso della morte la sera dell’11 giugno.  Il Duce, interrogato parlamentarmente Enrico Gonzales così rispose:  <<Credo che la Camera sia ansiosa di avere notizie sulla sorte dell’onorevole Matteotti, scomparso improvvisamente nel pomeriggio di martedì scorso in circostanze di tempo e di luogo non ancora ben precisate, ma comunque tali da legittimare l’ipotesi di un delitto, che, se compiuto, non potrebbe non suscitare lo sdegno e la commozione del governo e del parlamento>>.

Le prime indagini partono proprio dall’automobile e sono condotte da Mauro Del Giudice e Umberto Guglielmo Tancredi. In breve tutti i rapitori sono identificati e arrestati, ma dietro diretto interesse del Duce, le indagini vengono fermate. I socialisti unitari vicini a Filippo Turati diramano un comunicato che accusa il governo << L’autorità politica assicura solerti indagini per consegnare alla giustizia i colpevoli, ma la sua azione appare totalmente investita dal sospetto di non volere, né potere colpire le radici profonde del delitto, né svelare l’ambiente da cui i delinquenti emersero>>. 

Le accuse dell’opposizione si muovono quasi immediatamente contro il regime fascista e contro lo stesso Mussolini, il quale inizialmente nega ogni responsabilità. La situazione precipita nel caos e il 26 giugno tutti i parlamentari dell’opposizione decidono di abbandonare i lavori del Parlamento fino a quando il governo non farà chiarezza sulla propria posizione sull’omicidio. Questo singolare episodio è ricordato come secessione dell’Aventino, dal nome del colle romano . L’8 luglio il governo fascista, approfittando dell’assenza dell’opposizione, vara nuovi regolamenti restrittivi relativi alla stampa .

Il corpo di Matteotti viene ritrovato solamente il 16 agosto del 1924 dal cane di un brigadiere in licenza, Ovidio Caratelli. Mussolini ordina al ministro degli Interni Luigi Federzoni di preparare imponenti funerali da tenersi però a Fratta Polesine, città natale di Matteotti, in modo da tenerli lontani dall’attenzione dell’opinione pubblica. La vedova Velia Matteotti  urla contro chi ritiene sia il mandante << Chiedo che nessuna rappresentanza della Milizia fascista sia di scorta al treno: nessun milite fascista di qualunque grado o carica comparisca, nemmeno sotto forma di funzionario di servizio. Chiedo che nessuna camicia nera si mostri davanti al feretro e ai miei occhi durante tutto il viaggio, né a Fratta Polesine, fino a tanto che la salma sarà sepolta. Voglio viaggiare come semplice cittadina, che compie il suo dovere per poter esigere i suoi diritti; indi, nessuna vettura-salon, nessun scompartimento riservato, nessuna agevolazione o privilegio; ma nessuna disposizione per modificare il percorso del treno quale risulta dall’orario di dominio pubblico. Se ragioni di ordine pubblico impongono un servizio d’ordine, sia esso affidato solamente a soldati d’Italia >>.

Il 3 gennaio 1925, di fronte alla Camera dei deputati, Mussolini inizia un discorso in cui, inizialmente, nega ogni coinvolgimento nella morte, ma poi si assume personalmente la responsabilità dell’accaduto.

 

 

 

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