Al casinò si direbbe: il gioco è fatto. A Campobasso si continua a giocare - Molise Web giornale online molisano
Mercoledì - 01 Maggio 2024

Al casinò si direbbe: il gioco è fatto. A Campobasso si continua a giocare

Il candidato sindaco del centro destra viene partorito dai mal di pancia provenienti da Roma. Il suo nome è Aldo De Benedittis. Domani 19 aprile alle ore 15,30 ne sapremo di nuove

I giochi di palazzo rendono le comunali di Campobasso, nella scelta del candidato sindaco da parte del centro destra, una sorta di balletto dello zig-zag che porta attraversando praterie, caselli e autostrade, dritti dritti a Roma. Roma quale capitale del mondo che, nonostante sconfitta e sbeffeggiata grazie a forche caudine mai più accessoriate di quello scherno che fece grandi i Sanniti, ritorna prepotentemente fautrice delle decisioni politiche molisane che hanno più volte visto depredare scranni parlamentari nel silenzio tombale di una regione che mai come questa volta dovrebbe scendere in piazza e urlare tutto il suo sdegno. Lotito, il gladiatore censore del Molise, apre le danze e, tra un biliardino e l’altro, toglie i caselli per rendere più fruibile la tronizzazione romana del Molise e della città di Campobasso. Nel credere che i molisani hanno l’anello al naso, come asserì Checco Zalone in occasione della sua venuta in Molise per girare uno dei suoi milionari film “si eccitano vedendo una telecamera”, Roma, nell’indicare la casella d’appartenenza del candidato sindaco di Campobasso, dopo aver sconsigliato la candidatura di Colagiovanni, così pare, la Campobasso, capoluogo di Regione, vedrà ancora il gioco del terzo incomodo, che al momento gode di un vero plebiscito innalzato al grido “ Lupi Lupi” lungo la strada della Vittoria. La politica molisana viene messa ogni volta alla berlina e, come fu per i romani, stavolta tocca a noi sanniti passare sotto le forche caudine. Finalmente dopo mesi di tira e molla, la ricerca del candidato sindaco è terminata a causa della fiammella rimasta senza più combustibile. La Lega si è spenta dietro le colonne della Cattedrale, Fratelli d’Italia che ambivano al candidato, viste le pressioni romane, è inciampata in qualche malefica buca lasciata dal governo di città targato 5 stelle, i moderati hanno giocato a carte scoperte considerando la farsa una sorta di sconfitta annunciata annuendo un sì dalla chiara resa. “Quando ci fu il nome di Pallante dissi che difronte al nome del Presidente del Consiglio ci si doveva limitare alla sola affermazione positiva. L’UDC è sempre al servizio del popolo moderato. Rispettare le istituzioni da parte di chi le rappresenta è un obbligo. I problemi sono stati enormi e la soluzione di candidare De Benedittis, ritengo, è la meno indolore” queste le parole di Teresio Di Pietro vecchio saggio di una politica sempre più compromessa da giochi di palazzo che mostrano una sorta di sudditanza dovuta a crisi interne che hanno il sapore della diaspora e che, nell’immaginario collettivo, trovano spazio nella mente di chi spera davvero in un ritorno della politica, quella fatta dalla e per la gente.

È appena passata la Pasqua e il “Teco Vorrei” diventa piangersi addosso. Neanche l’imminente “Corpus Domini” riesce a fermare Il tempo delle mele”. Amori che sbocciano all’ombra del primo caldo sole d’estate e arridono allo sguardo alto verso le magie delle macchine volanti del Di Zinno. Torneranno a breve le immense distese di “struscio” lungo “O Corso” della città giardino che doveva rifiorire con il governo 5 stelle e invece oggi appare sempre più cementificata e priva di quel nettare che ben dovrebbe rappresentare la decantata biodiversità. “Mai con il PD” è diventato amore eterno anche se a sprazzi e a giorni alterni. Il Re è ormai nudo e le vesti sono state trascinate via, non dalla Madonna che scappa verso la nuova Vita di suo figlio nella giornata di Pasqua, ma da un sempre verde Roberto Ruta che ha usato scalpello e martello da cesellatore sopraffine. L’altro Ruta, Pino cofondatore di Costruire Democrazia, come se la democrazia potesse essere per definizione una sorta di macchina escavatrice del male, gode del furore di un popolo contro ogni lobbyzzazione che sa tanto di 5 stelle della prima ora. Una partita a scacchi che restituirà all’elettore, la furia omicida della matita indelebile, consentendo lui di costruirsi l’alibi della libertà e ridare al morto la pace per una rapinata vita in nome della politica del popolo e della democrazia. “Roma ladrona”, come la definiva la Lega, diventa la Roma decisoria di un Governo dalla toga sempre più imperiale e sempre meno popolana. Il Molise ancora una volta non ha potuto scegliere in autonomia, benché se ne dica, tant’è che la conferenza stampa di presentazione dei candidati è stata posticipata per impegni indovinate di chi? Si, proprio lui, Lotito.  La recente posizione critica di chi vorrebbe sciaguratamente dividere la regione, la condizione di principio l’avrà trovata proprio in questo e non nella loro prospezione che indica altri principi non condivisibili e mai raggiungibili. Anche lì c’è chi crede di poter governare lo scettro puntandolo verso chi fa ombra e rafforzare desideri di rivincita o di semplice protagonismo. “Siamo alle solite” avrebbe detto il Calimero piccolo e nero. Noi umani non resistiamo alla tentazione del non voto e alla diceria costante, ormai realtà: In politica quello che si dice oggi è vecchio già ieri! Decide Roma? Che faccia in fretta e ci annetta alla Colonia della “Culonia”. Farebbe metà del suo dovere e ci ricondurrebbe tutti verso la “Pace dei Sensi”. Il centro destra ha scelto, per molti ha vinto ancora il Presidente Francesco Roberti che, così pare, per togliere le castagne dal fuoco ha sguainato la spada e mandato all’aria i giochi di chi siede al suo fianco in regione. Diaspora? Speriamo che tutto torni alla gioviale tavola piena di prodotti della cucina del buongustaio e che cominci una campagna elettorale che appare difficile, all’ultimo colpo, e…… assai migratoria. Colagiovanni è sul piede di guerra, Tramontano chissà e si è lontani ancora mille miglia dalla composizione delle liste. Tempo di riflettere? Ormai è tardi e ciò che sarà, sarà dettato solo da marinai che di porto in porto, lasceranno figli da riconoscere. 

di Maurizio VARRIANO

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