La Suprema Corte di Cassazione, con decisione del 13.6.2022, conferma la sentenza della Corte di Appello di Campobasso che ha accolto le domande di diversi lavoratori, assistiti dagli avvocati Vincenzo Iacovino e Vincenzo Fiorini, con cui avevano sostenuto che i rapporti di lavoro socialmente utili intercorsi con il Comune di Venafro si erano in realtà svolti in difformità dei progetti per i quali essi erano stati stipulati e si erano connotati come svolgimento di lavoro dipendente.
La Corte d’Appello, dopo un’attenta istruttoria, ha ritenuto comprovato l’inserimento dei lavoratori, nei lunghi periodi ultradecennali, nell’organizzazione del Comune, per lo svolgimento di un servizio rientrante nei suoi fini istituzionali e con mansioni assolutamente ordinarie e connotate da radicali difformità dal progetto. Il tutto con osservanza di orari e disposizioni.
Il Comune ha promosso ricorso in Cassazione respinto.
La Suprema Corte ha ritenuto correttamente valutata la diversità di mansioni tra i progetti di l.s.u. e il lavoro concretamente svolto presso l’Ente.
La Corte di legittimità ha ritenuto, inoltre, ininfluente la natura salariale corrisposta a fronte dell’attività subordinata per il parametro della direzione da parte dei superiori e dell’inserimento stabile in un servizio proprio dei fini istituzionali del Comune qual’ è per esempio l’Ufficio Gare con gestione, monitoraggio e rendicontazioni delle opere pubbliche realizzate!
Infine la Cassazione ha confermato il dovuto risarcimento eurounitario da abusiva reiterazione dei contratti a termine.
Secondo i giudici lo svolgersi e il protrarsi del lavoro in concreto al di fuori delle regole proprie dei l.s.u. rende palesemente illegittimi i termini volta a volta apposta ai contratti formali e incardina l’abusivo ricorso ad una successione illegittima di contratti a termine con l’effetto di indebita precarizzazione che le misure sanzionatorie sono chiamate a contrastare.
La Corte ha precisato al riguardo che il danno da precarizzazione e’ presunto avendo finalità dissuasive e necessarie per l’adeguamento dell’ordinamento interno dello stato italiano alla direttiva 1999/70/CE.
Adesso diversi comuni, che hanno fatto versano nelle medesime condizioni i dipendenti, rischiano di pagare milioni di euro ai lavoratori socialmente utili solo sulla carta, di fatto subordinati, indebitamente precarizzazati e sfruttati!
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