Il senatore Fabrizio Ortis rende nota la sua decisione di non ricandidarsi alla chiusura del mandato
«Non mi ricandido. Sono grato per l'occasione che mi è stata concessa, ma per me l’esperienza in Parlamento si conclude con la fine del mandato. La speranza è che presto arrivi qualcun altro che abbia lo stesso spirito di cambiamento che aveva animato il Movimento Cinque Stelle quando ha superato il 33 per cento alle elezioni del 2018». Afferma il senatore Ortis, che spiega le ragioni alla base della sua decisione.
Tutto comincia con la mancata fiducia a Draghi, un anno e mezzo fa, quando il parlamentare disse ai suoi ex colleghi di partito che non avrebbe votato come loro, non fidandosi di chi avrebbe, a suo giudizio, perseguito politiche pensate a esclusivo interesse di pochi e in antitesi con lo spirito di cambiamento che costituiva l’essenza dei Cinque Stelle.
«Purtroppo – spiega Ortis - in questo lasso di tempo il ‘governo dei migliori’ (così definito da una stampa troppo poco propensa alla critica ma dedicata a sperticarsi in lodi immeritate verso il presidente del Consiglio) ha messo in campo misure antidemocratiche e non ha perso occasione per smontare pezzo per pezzo quello che il Movimento Cinque Stelle aveva fatto di buono in questi anni. Sono inoltre del parere che la critica mossa da Conte sul Decreto Aiuti uscendo dall’aula non contenesse i presupposti per arrivare allo scioglimento delle Camere, ma Draghi l’infallibile ha sofferto per l’offesa di lesa maestà, si è dimesso e dopo si è fatto forte delle firme di 2mila sindaci (su 8mila) i quali lo hanno metaforicamente incoronato re d’Italia, senza neppure passare per i propri Consigli comunali».
Il Movimento da allora è diventato, secondo il senatore, il capro espiatorio di una crisi graditissima anche ad altri. Con il risultato che il centrodestra lo ha additato di responsabilità nella caduta di Draghi, “quasi fosse la fine del mondo”, mentre il centrosinistra lo ha scaricato “per poter ambire a più seggi alle prossime tornate elettorali”.
«In questo momento – commenta ancora Ortis - molti dei miei ex colleghi cercano di trovare una casa politica, che sia nel M5S o in un partito qualsiasi che possa garantire loro un seggio. E va bene anche quel serbatoio di ambizione privo di qualsivoglia visione politica che è il partitino di Di Maio. Li capisco: i privilegi da parlamentare, uniti al camminare tra le stanze del Senato o della Camera su tappeti rossi, serviti e riveriti dai commessi, possono creare dipendenza e far dimenticare che al di fuori di quei palazzi esiste un modo fatto di persone reali e non autoreferenziali. Questo concetto è ancora più difficile da capire per chi vive di politica da decenni. Ma fuori le mura, nonostante lo stupore di tanti parlamentari uscenti, un’altra vita è possibile, eccome. Ed proprio quello che farò: il mio mandato volge al termine e lo onorerò fino all'ultimo giorno, lavorando per portare avanti quella visione politica con cui ho chiesto il voto ai miei concittadini.
Terminato il mio impegno in Parlamento, tornerò al mio lavoro nel mondo ‘normale’, grato per l'occasione che mi è stata concessa e con la speranza che un giorno qualcun altro ritrovi lo stesso spirito di cambiamento che aveva animato il Movimento.
Per ora – conclude il senatore - mi sento di ringraziare tutti quelli che mi hanno supportato, dato consigli, criticato in maniera costruttiva. Continuerò a informare chi mi segue dalla mia pagina Facebook e dal mio blog su tutto quello che succederà in questi ultimi mesi di legislatura. Con una consapevolezza: i privilegi si acquistano, ma la dignità non si vende».
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